Per fermare lo slide-show cliccare su una freccia
Fomo nei mercati
Dopo essersi dimostrati molto cauti, stando a guardare per la maggior parte dell’anno, gli investitori ora si stanno precipitando sul mercato azionario.
Temono di perdere il vivace rally in mezzo a un maggiore ottimismo sulla crescita globale, secondo un sondaggio dei gestori di fondi di Bank of America Corp.
Le aspettative di una ripresa economica mondiale sono aumentate di un importo record all’inizio di novembre rispetto a ottobre.
I tori sono tornati.
Le preoccupazioni di recessione globale sembrano svanire e la “Paura di perdere l’occasione” provoca ondata di ottimismo e quindi di FOMO che spinge a una non salutare esposizione dei mercati verso territori che potrebbero farsi pericolosi a ridosso dei prossimi futuri meeting.
L’azionario sta guidando la falcata degli investitori.
Gli indici principali come l’S&P 500 e Nasdaq sono saliti a nuovi livelli record rompendo tutti i massimi di sempre.
Le azioni globali hanno registrato nelle ultime settimane un considerevole ottimismo basandosi sui fatti che hanno caratterizzato i negoziati commerciali tra Stati Uniti e Cina, favorendo gli investimenti anche sui titoli più rischiosi che fino a poco tempo fa venivano considerati off-limits.
L’atmosfera si è riflessa anche nella selezione delle attività meno speculative, in quanto gli investitori hanno venduto più titoli difensivi, come le utilities e le obbligazioni, puntando a asset azionari di valore nella zona euro, prediligendo banche e azioni.
REGNO UNITO
Buone notizie anche per il Regno Unito.
le indagini riguardanti mostrano che l’allocazione alle azioni è notevolmente migliorata in seguito all’alleggerimento delle preoccupazioni relative alla Brexit, con i gestori di fondi globali che ora sottopesano il 21% delle azioni del paese, dal 32% nel sondaggio di ottobre.
Questo forte appetito per l’azionario ha portato le obbligazioni in disgrazia, con l’allocazione degli investitori al reddito fisso scesa sotto al minimo di novembre 2018.
neanche l’oro si è salvato.
l’asset rifugio per eccellenza dopo la falcata partita a fine maggio che vorrei ricordare ha portato a un movimento del +21%, ora sta correggendo a ribasso proprio per via di tutto questo ottimismo che sta “Liberando“ gli investitori nel ritornare a reinvestire nei mercati speculativi.
In sintesi, secondo l’indagine, le azioni sono considerate ormai pronte per la migliore performance tra le principali classi di attivi, seguite da investimenti sulle banche e sulle valute.
Allo stesso tempo, i gestori di fondi prevedono che l’S&P 500 raggiungerà il picco di 3.246, prima di un possibile ritracciamento di rilievo.
Anche se i mercati azionari di tutto il mondo si sono mobilitati quest’anno, molti trader hanno continuato a incassare o investito in settori sicuri e difensivi tra le preoccupazioni che la fine del ciclo sia vicina.
L’umore è cambiato in ottobre quando i negoziati tariffari statunitensi-cinesi sono andati avanti, con enti del calibro di Goldman Sachs che sbilanciandosi hanno affermato che le azioni sono la migliore fonte di rendimenti futuri.
Trade war, a che punto siamo?
Dopo una prima parte risolutrice nel volere trovare un accordo sulla tanto conclamata “Fase uno”, ora entrambe le parti stanno spingendo per interessi personali sempre maggiori a tal punto da portare un rallentamento sul possibile accordo, creando una breve fase di indecisione.
Il presidente americano Donald Trump, nell’atteso discorso all’Economic club di New York, non ha fornito nuovi dettagli sullo stato dei negoziati, limitandosi ad affermare che le parti sono “vicine”.
nei giorni seguenti però, nella giornata di mercoledì, si era sbilanciato parlando con i giornalisti alla Casa Bianca dicendo: “Vedremo cosa succede, ma si sta muovendo rapidamente” riferendosi ai colloqui in corso.
Il giorno prima, il presidente Usa aveva affermato di essere pronto ad aumentare sostanzialmente le tariffe statunitensi sulle importazioni cinesi se le due parti non fossero riuscite a raggiungere un accordo.
La mini-intesa che avrebbe dovuto costituire la fase 1 del “disgelo” con gli Stati Uniti disposti a ritirare alcuni dazi contro la Cina in vigore dal 1° settembre per un valore di 112 miliardi di dollari – tra cui figurano abbigliamento e elettrodomestici – è infatti appesa alla promessa cinese di acquisto di grandi partite di prodotti agricoli.
Tuttavia Pechino sembra poco propensa a quantificare un impegno nero su bianco, nel quadro di un accordo che sembra far pendere l’ago della bilancia più a favore degli Stati Uniti che della Cina.
Per il presidente Usa portare a casa un’intesa nell’interesse degli agricoltori statunitensi è politicamente essenziale, in quanto accontentare questa fetta di elettorato sarebbe una grande mossa strategica, visto che questo elettorato rappresenta il suo più grande bacino elettorale.
Mentre Pechino ha tutto l’interesse a non apparire la “parte perdente” ma soprattutto a mantenere la massima flessibilità possibile all’interno dell’accordo, nel caso in cui le tensioni commerciali aumentino di nuovo.
Del resto, la priorità della Cina è quella di alleggerire le restrizioni sul trasferimento tecnologico, che riguardano soprattutto ma non solo Huawei.
Non ha intenzione di legarsi mani e piedi alla soia Usa anche perché, dovendone importare oltre l’80% per il proprio fabbisogno nazionale, può approvvigionarsi in un altro bacino strategico come il Brasile.
Trump, per ora, non sembra troppo disponibile a fare concessioni.
Il piano di Trump, portare la Cina alle strette?
La Cina è fedele alla sua richiesta che gli USA rimuovano le tariffe mentre continuano i colloqui su un accordo commerciale interinale, ha detto il Ministero del Commercio giovedì.
Il portavoce del ministero Gao Feng ha affermato che guerra commerciale tra le due nazioni è iniziata con l’imposizione di tariffe e dovrebbe concludersi con la loro rimozione.
“Questa è la condizione importante per raggiungere l’accordo”, ha detto Gao in una conferenza stampa concludendo: “L’importanza dell’accordo di questa prima fase dovrebbe riflettere la portata del rollback sulle tariffe”
“La Cina è disposta a collaborare con gli Stati Uniti, risolvendo le reciproche preoccupazioni fondamentali sulla base dell’uguaglianza e del rispetto reciproco e creando condizioni per l’accordo di fase uno”.
Le osservazioni di Gao sono arrivate dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha avvertito martedì in un discorso “se non facciamo un accordo, aumenteremo sostanzialmente tali tariffe”.
La scorsa settimana il ministero del Commercio cinese ha dichiarato che i due paesi avevano accettato la rimozione graduale della tariffa sui beni reciproci, ma il giorno dopo Trump ha negato di impegnarsi in un simile accordo.
Gli Stati Uniti imporranno dazi addizionali del 15% a 156 miliardi di dollari di prodotti cinesi il 15 dicembre, tra cui console per videogiochi e monitor per computer se un accordo non verrà concluso al più presto.
Ora analizzando il trascorso di questi botta e risposta che oramai si susseguono da ben 17 mesi, siamo alle fasi conclusive e il presidente Usa sente di essere in vantaggio rispetto alla Cina, la quale si mostra in una economia sempre più sofferente anticipando che il “Gioco” potrebbe durare ancora poco.
Se infatti la Cina a causa dell’outlook negativo si trovasse costretta a essere la parte perdente del trattato, in quel caso il piano del presidente Usa si potrebbe definire “il piano perfetto” che ha mirato in tutti questi mesi a mettere una superpotenza alle strette, portando contemporaneamente l’azionario Usa a rompere tutti i massimi di sempre, cosa non di poco conto.
OUTLOOK Cina
Gli ultimi dati provenienti dalla Cina hanno accertato proprio quanto sopra detto, e cioè che l’outlook non è dei migliori.
La crescita peggiore del previsto della produzione industriale e delle vendite al dettaglio il mese scorso ha messo in evidenza la flessione generalizzata dell’economia cinese.
Ottobre è il primo mese dell’ultimo trimestre dell’anno, il che significa che il governo sarà sotto pressione per aumentare la spesa dell’industria e dei consumatori nelle prossime settimane, se l’economia deve rimanere al di sopra del magico numero di crescita del 6,0 per cento.
Gli investimenti in immobilizzazioni in Cina, vale a dire il valore della spesa in immobili, infrastrutture e attrezzature di capitale, si sono registrati al 5,2 per cento in ottobre (vedi grafico sotto).
L’espansione mensile più bassa mai registrata, suggerendo che le aziende sono caute nell’investire in progetti e locali costosi in un momento di così grande incertezza.
Proprio per quanto detto in precedenza, se gli Usa nonostante la guerra commerciale stanno spingendo, la stessa cosa non si può dire per la Cina.
Da come abbiamo visto avrebbe tutti i “vantaggi” nell’accettare un accordo trovandosi anche dalla parte perdente, proprio perché i cambi di manovra sono ancora pochi.
Se poi ci aggiungiamo che le stime del Pil prevedono una chiusura dell’ultimo trimestre sotto il 6%, allora in questo caso pare evidente come si muoverà la Cina se costretta.
L’ottimismo di un possibile primo accordo commerciale potrebbe fornire una spinta agli investimenti aziendali cinesi nel breve termine.
Ma anche se nei prossimi mesi verrà concordato un accordo minore, ciò consentirebbe semplicemente di focalizzare l’attenzione sui problemi più intrattabili che possono condurre alla fine dei colloqui commerciali
Ma l’economia reale come sta reagendo?
Le vendite al dettaglio degli Stati Uniti, comunicate nella giornata di venerdì, sono rimbalzate di poco più di quanto stimato a ottobre.
Il valore delle vendite complessive è aumentato dello 0,3% rispetto al mese precedente (vedi grafico sotto), dopo una flessione dello 0,3% a settembre, secondo quanto riportato dal Dipartimento del Commercio venerdì.
La stima degli analisti prevedeva un anticipo dello 0,2%.
I segnali di lettura sono che i consumatori continuano a essere disposti a spendere, anche se a un ritmo più lento rispetto all’inizio di quest’anno, poiché il robusto mercato del lavoro e i solidi guadagni salariali offrono ragioni per cui gli americani rimangono ottimisti.
I consumatori hanno spinto l’economia in avanti negli ultimi trimestri e i dati di venerdì suggeriscono che la tendenza potrebbe continuare negli ultimi tre mesi dell’anno.
Stephen Gallagher, capo economista statunitense presso Societe Generale SA ha affermato: “Siamo più dipendenti dal consumatore che mai in questa espansione e stiamo ottenendo alcuni segni che il consumatore sta rallentando.”
Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha ribadito questa settimana che il mercato del lavoro è Forte, a seguito di una relazione sui posti di lavoro di ottobre che ha mostrato intatte le retribuzioni e il tasso di disoccupazione ancora vicino al dato record di metà secolo.
La solida occupazione a detta di Jerome continuerà a sostenere la spesa dei consumatori.
Sembra quindi che l’economia Usa non ne voglia proprio sapere di correggere il trend rialzista di questi ultimi 10 anni.
Vorrei ricordare che tutto questo potrebbe durare poco, proprio per la FOMO spiegata ad inizio articolo…
La troppa esaltazione dovuta alla rottura dei massimi dell’azionario può innescare troppo ottimismo mal riposto.
Staremo a vedere cosa ci diranno i dati dei prossimi mesi.
Le occasioni della settimana:
Prima di lasciarvi i movimenti da seguire per la settimana, andiamo a vedere come si è comportato il movimento su euro/dollaro sulla quale avevo fatto un’analisi approfondita.
-EUR/USD:
Da come potete ben vedere, ancora una volta, il movimento che si era pronosticato ci ha dato ragione.
Le fasi potevano essere solamente 2 e tutte e 2 prevedevano un movimento long a ritest della zona chiamata “Nuova resistenza”.
Se si guarda più approfonditamente possiamo notare con che precisione l’area interessata sia stata colpita per poi riassorbire, mostrando una piccola shadow sull’ultima candela di sessione.
Segno inequivocabile di come questa resistenza abbia fatto da calamita attirando e poi respingendo il prezzo.
Ora il prezzo potrebbe lateralizzare per poi ripartire long. State sempre sintonizzati per poter ricevere altri spunti teorici.
DOLLARO AUSTRALIANO/DOLLARO
Ora vorrei porre la vostra attenzione sulla coppia AUD/USD, sulla quale potrebbero esserci dei punti di ingresso interessanti a ridosso della resistenza segnata in figura.
Dopo un movimento rialzista caratterizzato da continui aumenti di minimi e massimi, il prezzo ha lateralizzato in un canale fino a far prendere il controllo ai seller, creando un nuovo impulso ribassista che ha rotto il precedente minimo.
Ora da come possiamo vedere dal grafico sotto, il prezzo potrebbe ritestare la zona segnata in figura per poi continuare il movimento short.
AUD/USD:
Vorrei ricordare che finchè il movimento impulsivo a ribasso non verrà confermato da un pull-back o fractal di ritracciamento, non possiamo parlare di conferma di trend ribassista.
Quindi esorto a tutti la massima attenzione prima di entrare short in quell’area.
Bisogna sempre avvalersi delle confluenze e dal bagaglio a nostra disposizione prima di entrare a mercato.
Come dico sempre, in un’area di interesse bisogna utilizzare tutte le armi a nostra disposizione per riuscire a interpretare il mercato al meglio.
Al raggiungimento di quell’area, se si verificheranno pattern di ingresso ribassisti, si valuterà se entrare a mercato o meno, ma se di base non vi sono i presupposti si rimarrà a guardare.
Proprio per fervi capire la forza dei pattern grafici se contestualizzati e uniti ad analisi volumetrica, un esempio è proprio sotto i vostri occhi.
Proprio nel grafico in questione il trend rialzista è partito con un calicetto ideato dal Master Trader Paolo serafini.
Questo per ribadire il fatto che è l’insieme del bagaglio appreso unito a pattern di successo che possono portarci a un risultato degno di nota.
Con questo vi saluto e vi auguro buon trading.
Michele Cervellin.
ARTICOLI RECENTI